Pezzi di umanità
Siedo sul tram, col naso all'ingiù, impegnato a meravigliarmi del fatto che Fromm oggi è ancora più attuale di 35 anni fa... quando lei si siede di fronte a me.
Lui si avvicina, barcollando. Parla in piedi con lei seduta.
Lo riconosco, ma non ne ricordo il nome.
Stanno più o meno litigando - una scenata plateale, con volumi moderati, ma contenuti esplosivi, che dopo qualche istante culmina con una frase di lui che mi fa trasalire: "sono stato in galera per una cosa del genere - va a finire che ti metto le mani addosso".
Sollevo lo sguardo.
Lei si alza, si avvicina ad un finestrino. Lui impone la sua figura emaciata a pochi centimetri da lei, costringendola quasi a schiacciarsi contro la parete.
È strafatto, si vede lontano un miglio. Incontra il mio occhio, dice un "ciao" distratto, per poi distogliere immediatamente lo sguardo.
Io fisso il mio su di lui, che ne sente il richiamo e lo incontra un'altra volta.
Eh no, gli dico.
Cosa no?
Le mani addosso.
Lui si avvicina a me. Sembra cercare una giustificazione. Uno si innamora, dice, pensa che tutta la sua vita sia cambiata dopo quel cazzo di carcere, e poi si deve far trattare così, sentirsi dare del coglione, del fallito. Io non ci sto.
Un gigantesco vuoto traspare dai suoi occhi, dietro la recita vittimista. Un vuoto che non mostra un fondo.
Lei nega.
Lui si rivolge di nuovo a lei. Le chiede, testuali parole, dove puoi trovare un'altra persona che ti apra il cuore e ti tocchi dentro?
È finita, dice poi, tra il teatrale e il sognante.
Li guardo e cerco di capire.
Lei sembra tranquilla.
Lui torna da me e dice che non arriva mai davvero alle mani.
Mi sembra sincero.
Mi tranquillizzo in parte.
Ancora un po' di scenata, poi scendono.
Che strada avranno fatto per arrivare fin lì?
Scendo alla fermata successiva. Vedo dei colori accesi. Sono le casacche catarifrangenti di tre infermieri di un'ambulanza, che assieme a due poliziotti formano un drappello attorno ad un uomo seduto per terra accanto a due grandi sacchetti.
Il poliziotto più alto parla all'uomo a terra - con il fare spavaldo di chi si nasconde dietro la propria divisa - e gli chiede i documenti.
Niente documenti.
Da dove vieni, Africa? India? Tutt'e due?
Gli infermieri ridono.
Che cazzo c'è da ridere, mi chiedo?
L'uomo cerca di alzarsi, non ci riesce, cerca la mano del poliziotto, che dopo un po' lo aiuta. Ha un piede scalzo e zoppica, sale sull'ambulanza.
Mi giro e proseguo verso la mia destinazione.
Queste immagini mi hanno lasciato uno strano sapore in bocca.
Vorrei essere diversamente serio oggi. Invece ho il mal di stomaco e sono serio e basta.
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