Raccontare anche solo due settimane passate in Uganda mi
risulta molto difficile, sia che provi a farlo con immagini, suoni,
parole. Mi trovo più a mio agio a rievocare qualche angolo
particolarmente intenso di questa esperienza, sperando che chi legge
riesca a farsi un'idea dello sfondo che tiene insieme questi momenti.
Ecco dunque il primo di qualche schizzo di scoperte fatte in Africa.
Morulem non assomiglia per nulla a Kampala: il nord
dell'Uganda è un vasto alternarsi di colline, foreste, campi
coltivati, attraversati da strade rosse di terra attorno alle quali a
volte si radunano pochi piccoli edifici, spesso capanne. Per questo,
può sembrare paradossale sentirsi dire che le notti a Morulem non
sono un lungo intervallo di buio silenzio. Infatti, il cittadino
incallito qual sono è rimasto molto disorientato dalla varietà e
intensità delle conversazioni tra animali che evidentemente
apprezzano in maniera particolare la discreta, pallida luce diffusa
dalla luna. Non mi si chiedano i nomi, ammetterò subito di ignorarli
per lo più, né m'è capitato di vederne, sia per le già citate
condizioni di illuminazione, che per uno spiccato personale
attaccamento alla pratica del sonno notturno. Eppure anche lì, nel
letto, sotto la zanzariera, non si può ignorare il vivace prodursi
di lingue sconosciute all'esterno. I più famigliari sono i
vigorosissimi latrati dei due cani di Padre Joseph che giocano a far
la guerra con quelli dei vicini, salvo poi mostrarsi amichevolissimi
alla prima occasione di incontro in assenza di reticolato tra le
parti. Poi gli uccelli: ogni sera, oltre ai tanti richiami già
sentiti, se ne aggiunge un altro, nuovo, una volta squillante,
un'altra melodioso, un'altra basso e ritmico... chissà quanto sarei
dovuto restare per passare una notte senza sorprese. C'è poi il più
comune, il primo a farsi notare quando ancora il sole sta tramontando
e che rimane più a lungo durante la notte, quello che mi ha fatto
riflettere di più sulla mia ignoranza, o mancanza di esperienza: il
canto del pipistrello. È buffo come questo “canto”, di per sé,
sia un suono perfettamente usuale, specialmente per il cittadino
incallito qual sono: potrebbe essere un mezzo pesante in retromarcia,
un cancello in movimento, un antifurto un po' particolare, un qualche
apparecchio che chiede gli si presti attenzione. Sembra di fatto un
suono perfettamente artificiale. E invece è il canto del
pipistrello: bizzarro, specialmente se hai la malaugurata convinzione
che sia muto.
Ho potuto visitare l'Uganda grazie all'associazione A.Mi.Ko., che sostiene diversi progetti di sviluppo in Karamoja, una delle zone più in difficoltà del paese. Se la lettura ha stimolato la vostra curiosità, fate un salto qua: