Il vetro mi riflette la sconfinata notte.
E la sabbia che non scorre.
E il tempo che sbiadisce.
La sua funzione diventa impercettibile,
così diluita nell'infinito.
Me la rigiro un poco tra le mani
e provo a percepire gli attimi.
Poi guardo in alto.
Il vuoto mi grida contro.
Mi grida di tornare indietro.
E il manto nero traforato di stelle
avvolge i miei nuovi sensi.
E suona. E vibra
E le stelle rintoccano sullo sfondo,
come un metronomo di luce.
Giustificano pianeti e soli,
potenti accordi cromatici.
Una sinfonia in stasi.
E la gravità e il magnetismo vibrano
come ance nel vento.